Il potere a portata di tastiera |
Devo chiarire subito una cosa: questo post potrebbe urtare la sensibilità di molti lettori.
Si
annuncia un viaggio nel cuore di tenebra dei videogiochi e
soprattutto dei giocatori: un viaggio alla scoperta dei famigerati
trucchetti,
diabolici codici di cui chi scrive è purtroppo caduto vittima più
volte.
Per chi vive
nei quartieri alti del gaming, lontano dal grigiore delle periferie
depresse che per le più disparate cause sociali cadono vittima di
innumerevoli scherzi del destino, ricordo che i trucchetti, o cheat
code se siete fighetti, sono dei codici, delle password, delle
sequenze di joystick/pulsanti che rendono il gioco molto (ma molto)
più facile per il giocatore.
Gli individui disagiati sono i primi a soccombere |
Di
certo rammentate Bubble Bobble. Ebbene, in quel gioco innocente c'è
la chiave per comprendere ogni comportamento deviante. Ricordate la
sequenza sinistra salto sinistra start1
sinistra sparo sinistra start1? Era il
codice da immettere prima di iniziare la partita, in modo da ottenere
il power up velocità-sparoveloce-sparolontano.
Caramelle ai bambini. Il giovane sprovveduto, consapevole di questo
segreto-chiave per completare il gioco, si sentiva galvanizzato. Un
segreto tramandato a voce, imparato con la pratica: come nelle
ancestrali società tribali, il sapere era visto con un misto di
sospetto e timore reverenziale, e chi lo possedeva sceglieva con
oculatezza chi rendere edotto, perché, come tra i navajos solo gli sciamani
possono sopportare il fardello del peyote, non tutti possono gestire
tanto potere.
Ovviamente questo creava un pesante clima di tensione
tra gli esclusi, che tendevano a loro volta ad escludere il sapiente.
Il percorso verso l'emarginazione per colpa dei trucchetti era
tracciato.
Il potere e la conoscienza non sono condivisi da tutti: gli esclusi protestano. |
Con il
passare del tempo, i programmatori, esseri senza scrupoli che pensano
solo al denaro, al successo e al sesso prematrimoniale, capirono che
per garantire il successo di un gioco era necessario regalare al
giocatore la stessa sensazione di onnipotenza che era garantita dalla
sequenza del power up di Bubble Bobble. Certo, erano secoli bui:
internet non era ancora diffusa, e il segreto della potenza era
gestito da pochi saggi. Ma, insieme a loro, alcuni sventurati
venivano informati da riviste (un ormai desueto mezzo di
comunicazione), o da amici sprovveduti, o tramite un mercato nero
ancora embrionale ma che presto sarebbe diventato fiorente.
Tra la fine
degli anni ottanta e nei primi anni novanta i giochi erano
difficilissimi. Civilization, Sim City e i primi gestionali facevano
la comparsa nel mercato di massa, e di lì a poco Doom avrebbe
polverizzato ogni record di vendita. La gente aveva bisogno di
sentirsi forte, capace, imbattibile. E i trucchetti davano loro
questa illusione. Il fenomeno era ancora estraneo alla feccia del
mondo dei videogiochi, ma in quegli stessi anni Internet stava
finalmente diventando uno strumento alla portata di tutti. In pochi
click, da lì a poco, chiunque avrebbe potuto appropriarsi di tutti i
trucchetti che aveva bisogno.
Primitivi metodi di diffusione |
E la piaga
scoppiò. Investendomi in pieno, perché ero debole e indegno.
Per tutti
gli anni novanta non sono riuscito a finire un solo gioco senza
trucchetti, se avevo la possibilità di inserirli.
Quake uno e
due: munizioni infinite e immortalità.
I vari Sim
City e Civilization: soldi infiniti.
Commandos:
immortale pure lì.
Monkey
Island: fiato infinito.
L'unico
gioco in cui non riuscii ad inserire i codici fu Baldur's Gate. O
meglio, li inserii eccome, ma per qualche strano motivo il mio
personaggio, un guerriero/ladro/mago/drago/elfo di centoventesimo
livello con armi +5 e protezione da fuoco-male-gelo-gatti, non
appariva sullo schermo. Quella innaturale e ingiusta particolarità
mi fece capire che i trucchetti erano il male. E giocai come si deve.
Sudando, morendo, e infine riuscendo. Non trassi nessuna lezione per
quanto riguarda la vita reale (e visto come ho giocato a Tropico
l'altro giorno, nemmeno per quella virtuale), ma certo mi divertii un
sacco.
Quel
che è certo è che il trucchetto agisce proprio come l'eroina. In un
primo momento hai quel brivido rassicurante, di benessere diffuso,
accogliente e piacevole. I tuoi problemi sono lontani. Poi ritorni
alla realtà, il mostro è tornato e tu non sei più invulnerabile,
oppure un uragano si è abbattuto sulla tua città e non hai i fondi
per le riparazioni. E allora ci ricaschi. Lo
faccio per i cittadini, sussurri. In
fondo il senso del gioco è costruirsi una bella metropoli,
ti dici. Alla fine quel mostro l'avrei
ucciso lo stesso, ho solo risparmiato tempo,
ti ripeti. E a quel punto il cheat code non regala più il brivido
iniziale di piacere, ma è semplicemente necessario, perché senza
non si va avanti.
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