Padre disposto a tutto per salvare la prole, incidentalemente anche bel tenebroso. |
Dato di fatto, scolpito nella pietra, tramandato di generazione in generazione fin dal lontano 1972. Poi a voglia a dire che le donne oggigiorno sono diventate grandi giocatrici, o che lo sono sempre state, e dire che le statistiche dimostrano il contrario (Candy Crush Saga non è un videogioco. Come dire “sono un amante del cinema” perché ho visto tutti i Vacanze di Natale. Eh no, cari). Insomma, le gamer girls sono senza dubbio in crescita, ci saranno senza dubbio delle campionesse ma, signori, se eliminiamo il casual gaming e aspettiamo pazienti il fallimento della Nintendo, ancora una volta rimaniamo quasi soli, ruvidi maschioni puzzolenti, teneri dentro e coriacei fuori, con sovente un ulteriore strato di tenero ancora più fuori.
E allora
perché mai i videogiochi sono spesso, se non sempre, impregnati di
un profondo sessismo vaginocentrico che riduce la figura maschile a
mero oggetto?
Drake casca da un aereo in quota, si rialza senza graffi, ammazza gli ultimi rappresentanti di una tribù beduina e va in giro per il deserto come se nulla fosse. Tipico esempio di maschio reale. |
Molti giochi hanno come fine la simulazione. Anzi, in fondo in fondo tutti i giochi cercano di simulare, anche i giochi che rimangono in ambito assurdo. Ma mentre l'utilizzo di mondi magici e fantastici può servire da metafora e da svago, il continuo ricorrere a videomaschi affetti da machismo terminale fa sentire l'utente del gioco un pivello spivellato: il confronto e l'identificazione con la protesi digitale permette di goderne della fittizia potenza per brevi periodi, ricadendo inevitabilmente nella propria goffaggine esaltata dall'improbabile confronto. Nel momento in cui tutta l'architettura del mondo di gioco si spegne insieme alla console, contorti meccanismi psicologici, tipici della fragile psiche maschile, continuano a farci misurare con il Golia dell'alter ego virtuale, purtroppo senza avere una fionda con cui difendersi e costringendo noi poveri ometti all'emulazione snaturante e avvilente.
Si noti che
tutto questo non è un fenomeno moderno: Achille era palestrato,
Ettore era palestrato, Ulisse era sì intelligente ma pure
palestrato (e oltretutto re), Enea, Artù, Lancillotto, Orlando: tutti
palestrati. I principali personaggi della letteratura erano machi
veri. Da sempre. Solo Tolkien cercò di spezzare questa catena,
dicendo “metto un hobbit basso, peloso e paffuto come eroe”,
ma giunto poi il momento di quagliare, con il Signore degli Anelli,
venne minacciato da forze oscure e si trovò costretto ad aggiungere
Aragorn: figo, guerresco, maschio e pure di sangue nobile, per fare
capire che mica basta un intraprendente mezz'uomo sedentario da quattro soldi. E
a quel punto il giovane con chi si confronta? Col nano in panciolle o
con il re bel tenebroso dalla storia tragica? Così è andata anche con i
videogiochi: partiti con Mario e la palletta gialla, hanno fatto pesca a strascico nelle palestre di tutto il mondo e sono arrivati ai top model
strafichi e irraggiungibili: giusto per fornirci dei modelli di realtà concreta.
Si noti che l'omologazione si impone anche sui nomi: costui si chiama Shepard sia in Lost che in Mass Effect |
Se avete tra
i 3 e i 103 anni i modelli maschili di riferimento sono ben al di là
delle forme naturali dell'uomo. Ricordate He-Man? Daitarn? Batman?
Uomo Ragno? Superman? Rambo? Mussolini? Nathan Drake? Solid Snake?
Muhammad Ali? Rocco Siffredi? Fin dalla più tenera età il bimbo
viene bombardato da immagini di uomini dalle fisicità impossibili,
irraggiungibili, di successo, possibilmente ricchissimi (tranne
l'Uomo Ragno), moralmente superiori (tranne Mussolini),
intellettualmente inarrivabili (tranne Rambo) e incredibilmente
affascinanti (tranne He-Man). Il bambino sviluppa subito un senso di
inadeguatezza che lo accompagnerà per tutta l'esistenza, in quanto
si ritrova ad emulare gli eroi imposti dai media vaginocratici già in età
da merendina, vestito di pigiamini imbarazzanti e ciabatte
flappettose, invece che in tute da combattimento e stivali da calcio
in bocca.
L'uomo
proposto dai videogiochi sembra accontentare e assecondare i presunti
desideri del pubblico sotto ogni aspetto, abdicando completamente
alla possibilità di essere l'altro.
Il pubblico, che è in fondo la vittima ultima di questo complotto, è indicato dai congiurati
come unico responsabile di questa volgarizzazione a senso unico della
figura maschile, determinata pare dai misteriosi quanto sfuggenti
gusti dei consumatori. Questo paradosso non concede dunque la possibilità di
visualizzare un eroe diverso, vero, con i difetti tipici dell'uomo
autentico, come la pancetta, l'alitosi, la svogliatezza. Gli eroi dei
videogiochi sono sempre pronti a tuffarsi nell'azione, scostandosi
incredibilmente dalla reale figura di uomo genuino che gioca ai
videogiochi sul divano. Perché solo giochi di azione? Perché non
c'è mai il gioco di giocare ai videogiochi, come nella reale maschia
realtà? Forse il reale non piace a qualcuno?
L'uomo è
ridotto ad una gara contro il tempo che lo costringe a deformazioni
mostruose.
L'utilizzo
di eroi immarcescibili e plasmabili a piacimento permette di avere
pieno controllo sull'incedere del tempo, rendendo impossibile
l'invecchiamento e i sui effetti sulla persona.
Nei pochi
casi in cui emerge una qualche forma di senescenza, essa è sempre
innaturale: Joel in The Last of Us presumibilmente va per la
sessantina (e di certo non è sotto i cinquanta), ma è più in forma di un ventenne e a molti giovanotti spacca il cranio a mani nude, mentre in Metal Gear Solid 4 uno Snake
ormai invecchiato, seppur artificialmente, vanta ancora dei glutei
d'acciaio, dei riflessi fulminei e una lucidità tattica invidiabile.
I volti e
i corpi degli uomini reali sono stati occultati. Al loro posto
la proposizione ossessiva, volgare e manipolata di cosce, bicipiti,
pettorali e folte chiome. La presenza dell'uomo nei videogiochi è
una presenza di quantità, raramente di qualità. È come se l'uomo
non riuscisse a guardarsi allo specchio, non accettando sé stesso,
la propria faccia, così com'è.
Perché il creatore/programmatore/autore si rifiuta di mettere in gioco
un uomo che possa essere rappresentante della propria fragilità, e
anzi fa di tutto per nasconderla sotto comportamenti violenti ben
oltre i limiti della devianza? La sensibilità maschile può emergere
solo in determinati e brevi momenti, normalmente alla fine
dei limitati compiti dell'eroe, secondo una contorta lettura del detto prima
il dovere e poi il piacere imposto
dalla tirannide ovarica.
L'emotività
espressa dal volto è il più delle volte nascosta dalla visuale del
gioco, che di solito riprende le spalle del personaggio
in modo da renderlo mero corpo e strumento di morte. L'effetto viene
amplificato ulteriormente nei giochi in prima persona, in cui il
personaggio, di fatto, non ha un volto, ma solo armi che spuntano come
protesi falliche per ricordare che il nostro ruolo è e deve rimanere ridotto a quello di fecondatori
e portatori di morte, due estremi sulla linea vita-morte che lasciano un enorme vuoto di possibilità nelle aspettative del maschio e nella creazione di una sua identità autonoma e indipendente dalle pressioni sociali.
Forse il
videogiocatore guarda al suo corpo con occhi femminili? Guardiamo i
nostri pettorali, i nostri bicipiti, i nostri glutei e i nostri
capelli come pensiamo una donna ci guarderebbe. Sono sicuro che senza
una pressione continua sul dover essere attraenti secondo dei canoni
che noi non abbiamo scelto ci accetteremo di più per quello che
siamo.
L'imposizione
dei canoni estetici da palestra iper-attrezzata ha reso l'uomo nemico
di sé stesso, essendo il primo a criticare con muliebre veemenza le
fattezze altrui, in una continua gara che dovrebbe far emergere
l'individuo più adatto al sedare i primitivi istinti femminili di
selezione eugenetica, volontà estranea all'uomo ma imposta da una
società standardizzante che vorrebbe vedere le virili peculiarità
ridotte a imitazioni delle feroci caratteristiche delle donne. Quante volte la standardizzazione estetica ha spinto i vostri amici a criticare il vostro aspetto? Quante volte vi siete sentiti autorizzati a fare altrettanto con i vostri compagni? Lo sfaldamento dell'amicizia virile è un piano a lungo termine ben congegnato?
Le poche
immagini di uomini non perfetti rappresentano malvagi/stupidi/feroci.
Ma a volte sono perfetti pure quelli. Pensiamo ad esempio ai numerosi
giochi a sfondo guerresco presenti sul mercato. Si è mai visto un
solo guerriero nemico fuori forma? No, non si è visto. Rari i calvi,
zero i mancini.
Agente speciale dell'FBI con congegni tecnologici e dipendenza da droghe sintetiche futuristiche: quale possibilità per i normodotati? |
Nessun
uomo che proponga un'alternativa alla dittatura dei corpi
perfetti? Come mai tutti gli uomini d'Italia e del mondo non scendono
in piazza per come vengono rappresentati?
Già. Come mai? Perché il mondo sopporta tutto questo? Saranno mica le scie chimiche? Chi vi paga?Pure Guybrush Threepwood l'avevano fatto caruccio e vincente (si noti inoltre come il Governatore Marley, alle sue spalle, manovri Guybrush come se fosse il pupazzo Rockfeller) |
Cari saluti e umili scuse a Lorella Zanardo, madre inconsapevole di tutte le parti in corsivo/grassetto.
bel tenebroso! lol
RispondiElimina