martedì 19 novembre 2013

Pang e l'imperfezione del moto perpetuo


Pang (Mitchell Corporation, 1989)




Globalizzazione, crisi mondiale energetica ed economica, paesi in grande crescita ed altri in profonda depressione. Immigrazione di massa e disoccupazione giovanile a livelli stratosferici.
Che ci piaccia o no questo è il mondo, o almeno una buona parte di esso.
Analizzando la situazione mondiale attuale c’è chi si è convinto che per sfuggire alla crisi bisogna spostarsi continuamente: oggi vivi in Brasile, domani in Russia e, se la forte escursione termica tra i due paesi non ti uccide, dopodomani vai a San Marino. E chissà….un giorno potresti finire in Angola.
Precursore della teoria del moto perpetuo in giro per il mondo è la Mitchell Corporation con il suo Pang.
Conosciamo tutti questo epico gioco, ma un piccolo ripasso non fa mai male.
Un giovane esploratore (o due, se in doppio) scorrazza per il mondo attraversando 17 aree geografiche, ciascuna delle quali divisa solitamente in 3 livelli di gioco. Per passare gli schemi si è costretti a distruggere delle bolle colorate rimbalzanti con un arpione o una pistola. Quando vengono colpite, le bolle si dividono ogni volta in due bolle di dimensione più piccole; le bolle colpite ripetutamente raggiungono una dimensione minima per poi scomparire del tutto. Se le bolle colpiscono il protagonista, l’esploratore muore e pace all’anima sua. Basta comunque guardare il video di presentazione per capire tutto.
Avrei potuto iniziare questo post parlando della mia incommensurabile, smisurata, oserei dire illimitata  abilità a Pang, ma non mi piace vantarmi. Devo però una replica al collega von Morgen che in risposta ad un commento su questo post, si fa beffe della mia capacità di distruttore di bolle. Avrei anche potuto passarci sopra, ma non è stato il primo sfregio subito da parte sua: non scordo infatti che non ha citato la mia eccezionale, superba, straordinaria, abbagliante, immensa, classe cristallina a Tetris nel post ad esso dedicato. Avere un campione del mio calibro a fianco e non citarlo nemmeno… cose da pazzi!!! Per questi motivi e per altri ancora che non sto qui a citare, lancio un guanto di sfida al signor von Morgen per lavare il mio onore. Propongo una sfida a chi realizza la bolla di sapone più grossa sull’isola di pasqua, viaggio e alloggio lo pagano von Immer e von Vergangenheit. Il dado è tratto.
Dopo questo doveroso sfogo è il caso di tornare a parlare di Pang più approfonditamente.
I 2,05  lettori abituali di Spielmechanik, hanno imparato che ogni gioco ha un significato intrinseco pregno di simbolismo e Pang di certo non è l’eccezione.
L’esploratore è la raffigurazione di un giovane immigrato, in giro per il mondo alla ricerca di lavoro.
Le bolle sono la rappresentazione grafica delle difficoltà che si incontrano durante la ricerca di un impiego e del suo conseguente mantenimento. Come detto, una volta colpite le bolle si dividono in 2: un'illustrazione di come i problemi si moltiplicano con il passare del tempo. Nel magico mondo del lavoro e nel complicato sistema burocratico l’apparente soluzione di un contrattempo spesso genera altri problemi. Tra le tante difficoltà che rappresentano le bolle come non citare, ad esempio, le differenze linguistiche, la diffidenza degli autoctoni, i problemi culturali e (soprattutto) l’assenza del bidet in molte nazioni.
Da non sottovalutare inoltre la differenza tra la partita in single player e in doppio: giocando in due giocatori alcuni schemi sono clamorosamente più complessi, a testimoniare le difficoltà che si incontrano nel lavoro frequentando per forza di cose i colleghi con cui bisogna adattarsi sia nella metodologia di lavoro sia nelle più elementari regole di convivenza sociale.
Sono solamente due le cause di morte in Pang; se colpiti da una bolla, vale a dire quando si è schiacciati dai problemi, oppure se scade il tempo limite entro il quale si devono distruggere tutte le palle rimbalzanti, una chiara rappresentazione dell’uomo moderno in continuo affanno e pieno d’impegni che cerca di resistere al  peso delle difficoltà che lo affliggono.
L’elenco delle località con la loro attuale situazione economica, in cui cerca fortuna il nostro immigrato con valigia di cartone legata con lo spago è il seguente:
Gundam veglia sulla città
  1. Monte Fuji, Giappone: paese che ha conosciuto negli ultimi anni una notevole recessione. Siamo comunque certi che il Gundam che veglia sulla città di Tokyo terrà lontano Godzilla, facendo risparmiare tantissimi soldi per la ricostruzione delle città.
  2. Guilin, Cina: la strapotenza mondiale del nuovo millennio, sta però rallentando la sua crescita
  3. Tempio del Buddha di Smeraldo,  Thailandia: Paese già non ricchissimo, da qualche anno in lieve flessione economica
  4. Angkor Wat, Cambogia: avete mai sentito dire che la Cambogia è un paese ricco?
  5. Ayers Rock/Uluṟu, Australia: disoccupazione in aumento dal 5% al 7%
  6. Taj Mahal, India: altra forza emergente sulla scena economica mondiale, che però ha perso la bussola
  7. Leningrado, Russia: troppo freddo per viverci                                   
  8. Parigi, Francia:  Economia in calo
  9. Londra, Inghilterra: Stranamente in rispresa
  10. Barcellona, Spagna: tanto vale rimanere in Italia, se cerchi lavoro
  11. Atene, Grecia: vedi Spagna
  12. Piramidi di Giza, Egitto: non il posto più tranquillo dove vivere al momento
  13. Kilimangiaro, Kenya: vedi Grecia e Spagna
  14. New York, Stati Uniti: la terra delle mille opportunità, ma se hai problemi di salute, con o senza assicurazione medica, sei fregato. E comunque non è che l’economia made in U.S.A. (anche se in ripresa) se la passi tanto bene.
  15. Edzná, Messico: voi andreste in un paese in cui i cittadini fanno di tutto per entrare negli U.S.A. (senza assicurazione medica)?
  16. Antartide: se è fredda la Russia, pensate l’Antartide
  17. Isola di Pasqua, Cile: un’isola con una densità di popolazione minima, una economia basata soprattutto sull’agricoltura, la pesca ed ora il turismo. Un’isola spesso al di fuori di certe dinamiche economiche.
Il mezzo usato dai nostri esploratori
per spostarsi da un paese all'altro.
  
Il gioco però è del 1989, quando la situazione economica mondiale era certamente migliore e qualche lavoro lo avrebbero dovuto pur trovare. Perché quindi il gioco si conclude in un luogo come l’isola di Pasqua ?
Con questo finale i ragazzi della Mitchell Corporation piazzano un clamoroso colpo di scena, stravolgendo il senso stesso di Pang, partito come una corsa al capitalismo, forza trainante dei nostri desideri consumistici, per approdare in una visione più riflessiva e slow della vita e dell'economia.
Durante il girovagare per tutto il mondo i due esploratori protagonisti si sono resi conto che in ogni paese, nonostante le vistose differenze culturali, l’uomo è spesso infelice, chiuso all’interno di schemi sociali imposti forzosamente dalla società.
L’uomo cerca la propria ragione di vita nel denaro e nel successo lavorativo.

E così, certamente ispirati dal Walden di Thoreau, i programmatori  decidono che la cosa migliore per i protagonisti del gioco è fermarsi in un luogo incontaminato, privo degli irrigidimenti socioculturali costruiti in 2000 anni di storia e lontani dal circolo di ripetitività dovuti all’industrializzazione e all’urbanizzazione.
Il pensiero dell’uomo ha bisogno di vagare liberamente, senza essere asfissiato dentro uno schema razionale e asettico, come quello che guida la nostra esistenza con le leggi della produzione e del consumo che ci dominano. Questo vuole farci capire la Mitchell Corporation con il suo prodotto.
Le uniche cose che contano sono quelle necessarie: una casa con un bagno funzionante (e con il bidet), e la natura che circonda l’uomo.
L’anima necessita del suo spazio, sembra gridare questo grande classico delle sale giochi.
Spazio che solamente la natura può offrire:  l'uomo deve cercare una sorta di simbiosi con l’ambiente naturale, rinnegando una società sterile e insensibile.
Ok alla vita rurale, ma
non esageriamo come
Christopher McCandless.
Credo che almeno una volta tutti abbiano pensato di mollare la propria vita per rifugiarsi nella personale “terra promessa” che ci creiamo. Naturalmente non possiamo pensare di abbandonare tutto per andare a vivere fuori dal mondo per fuggire dalla  crisi mondiale energetica ed economica, dai paesi  in profonda depressione, dall’immigrazione di massa e dalla disoccupazione giovanile. Non è  necessario, abbandonare la propria vita, l’isola di Pasqua deve essere vista come una proiezione mentale che chiunque può crearsi.
Possiamo pensare all’Isola di Pasqua come ad un mondo fatato da raggiungere quando abbiamo bisogno di solitudine, in cui riflettere e meditare senza pressione esterne di alcun genere, in cui la nostra anima o mente viaggia liberamente: tutti possiamo fare delle fantasie, crearci uno spazio di solitudine e di raccoglimento nel profondo di noi stessi, e metterci ad ascoltare la voce interiore che ci parla e ci consola. E se proprio non riusciamo a sentire questa voce, la strada più breve per trovarla parte da avvincenti partite a Pang.
POST FOR DUMMIES:
“Andai nel bosco perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.” Henry David Thoreau

1 commento:

  1. Comunica pure a von Vergangenheit e a von Immer di comprare i bliglietti. Le temperature dell'Isola di Pasqua sono discrete tutto l'anno, ma secondo il primo sito che ho trovato su google il periodo più caldo è tra gennaio e marzo. Direi quindi di partire subito dopo capodanno, ben conscio di lasciarti quel vantaggio climatico di cui necessiti per poter competere con me: non tutti sanno infatti che sono stato azzurro di bolle.
    Certo del mio trionfo, alzo la posta: il perdente dovrà scolpire una nuova testa gigante, con le fattezze del vincitore, da erigere al fianco di quelle attuali, a simbleggiare il ritorno di un colonialismo d'assalto e la irrispettosa noncuraza per le millenarie tradizioni altrui.

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